Chi è Wales Bonner

La nuova icona della moda che sta facendo innamorare il mondo
In periodi come questo, di forte incertezza, di crisi e di grande instabilità, è spontaneo farsi qualche domanda. La moda, come altri settori, ha dovuto ridefinire radicalmente il proprio sistema comunicativo, andando a approfondire tematiche sociali e di reciproco aiuto che prima erano sepolte da chili di tracotanza e autocompiacimento tipiche del cliché che negli anni il fashion system si è costruito. E forse questa sberla in pieno volto chiamata quarantena è servita a svegliare quelle persone ancora legatissime al modello esclusivista a mo’ di Miranda Priestly e a costringerle a dare un’occhiata a quello che sta succedendo nel mondo della moda, da qualche anno a questa parte.
Giovani designer, millennials, figli della globalizzazione e di un mondo profondamente interconnesso hanno deciso di dare voce alla propria interiorità multiculturale e al mondo di inclusione e integrazione nel quale sono cresciuti.
La nostra protagonista di oggi fa parte di questo movimento: la sua estetica creativa dà voce agli sconfitti e si ispira a sfere di conoscenza sempre nuove, approfondite dallo studio e dalla ricerca.
È con estremo piacere che vi presento Grace Wales Bonner.

La giovane Grace nasce a Londra nel 1992 da madre britannica e padre jamaicano. È la seconda di tre figli e, dopo il divorzio dei genitori, cresce tra la casa materna a Dulwich e quella paterna a Stockwell, nella South East London, una delle zone più multiculturali della capitale inglese.
Il connaturato métissage unito a una naturale predisposizione nei confronti dello studio, aiutano la nostra protagonista a sviluppare un particolare senso creativo che crescerà fino al 2009, anno in cui decide di iscriversi in Central St. Martin, con l’obiettivo di diventare fashion designer.
In quegli anni, oltre ad affinare le tecniche di disegno ed approfondire il mondo della moda, Grace sviluppa un forte interesse accademico nei confronti della black culture in tutte le sue forme. Oltre a esplorare attentamente le numerose e differenti culture del continente africano, con la loro storia e la loro millenaria tradizione tessile, Grace sviluppa un particolare interesse per quello che lei stessa definisce “ritmicità nera” nelle opere di artisti come Jean-Michel Basquiat e Kerry James Marshall e su come siano riusciti a portare la tradizione africana all’interno della cultura e delle forme d’arte occidentali.


Questa vibrante passione nei confronti dello studio è ben esplicitata della stessa designer in un’intervista rilasciata a thegentlewoman.com
Mio padre ha sempre insinuato l’idea, a me e ai miei fratelli, che l’educazione fosse la strada da percorrere. Lui è nato a Londra, il più giovane di una famiglia giamaicana della Windrush Generation. […] Tutto mi è stato chiaro alle medie, quando i miei compagni mi cominciavano ad indicare perché nera, il che era strano, perché quando ero in Giamaica con papà, sentivamo gente dire in continuazione: «guarda quei bianchi!»
Grace Wales Bonner
Studio, esperienza e giusta istruzione portano la giovane designer a concepire, nel 2014, la sua graduation collection. È l’AFRIQUE (P/E 2015), vincitrice del L’Oréal Professional Talent Award. Una collezione menswear che indaga diverse tematiche che saranno poi care alla stilista nelle collezioni a venire. In primo luogo la multiculturalità: accessori tipici africani si intrecciano in capi in tweed di forte eco Chanel. In secondo luogo emerge in maniera preponderante il concetto di mascolinità fluida, slegata da un’ottica di machismo tipica della black culture.

Già l’anno successivo l’autunno/inverno 2015-16 calca le passerelle della London Men’s Fashion Week. EBONICS, questo il nome della collezione, riprende alcuni capi della graduation collection e mostra un uomo formale ma, ancora una volta, contaminato da immagini di femminilità adorna. Il velluto riccio dai toni profondi del beige, del cioccolato e dell’indaco diventano immediatamente bagliori lussuosi con gusci di ciprea ricamati a mano e cristalli Swarovski. Simbolo della collezione è la tuta smanicata, nella quale elementi di preponderante mascolinità, come il tessuto gessato, sono giustapposti a icone di femminilità come il raso, le perle e la forma stessa del capo.
Anche in questo caso l’influsso Chanel è molto forte ma Wales Bonner aggiunge qualcosa in più: è un’indagine a volo d’uccello sull’esotismo, visto con un occhio decadentista anni Settanta e intrecciato con la black art dell’Harlem Renaissance.

Questa concezione è ripresa e approfondita l’anno successivo, nella collezione MALIK, primavera/estate 2016. La collezione si ispira alla figura di Malik Ambar, un uomo etiope che, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, fu venduto come schiavo in India e che fu in grado di ribaltare completamente le proprie condizioni di vita, diventando primo ministro alla corte del sultano. Qui l’uomo Wales Bonner ragiona sull’immagine trascendente che divide lo status e l’origine e riflette sull’inaspettato. A livello stilistico la collezione riprende la dialettica delle collezioni fino a quel momento affrontate, facendo incontrare elementi del guardaroba maschile e femminile all’interno della stessa collezione: il doppiopetto e il blazer incontrano nuovamente perle, raso di seta e cristalli Swarovski, arricchendo i fitting con preziosi carré in seta.
L’analisi della black culture continua con l’A/I 16-17, SPIRITUALS, nella quale la designer prova a indagare il mondo della spiritualità nera attraverso una conversazione tra mondo animista africano e una sensibilità a un metafisico astratto e molto contemporaneo. È una nuova tematica nel linguaggio Wales Bonner, che rimarrà sempre presente nelle collezioni a venire, ampliando la propria analisi a culture sempre diverse e numerose. Come la linea EZEKIEL (PE 2017) che analizza il simbolismo caraibico e lo mixa con il mondo spirituale dell’Africa Orientale. O ancora SPIRITUALS II (A/I 17-18), che prosegue un percorso di analisi impossibile da terminare in una sola collezione. O ancora la P/E 2019, ECSTATIC RECITAL, che indaga la spiritualità indiana attraverso l’opera di Ram Dass, MUMBO JUMBO, A/I 19-20, che parte dal postulato per il quale la musica sia veicolo di sentimenti estatici e, infine MAMBO, P/E 20, che approfondisce la ritmicità afro-cubana elevandola a strumento di trasmissione di valori spirituali.
In tutto ciò il tema dell’identità del black male continua e essere affrontato con l’ormai assodato approccio serio e intellettuale, senza mai scalzare i codici di riconoscibilità costruiti nel corso delle stagioni.
Un notevole turning point in questo senso, Wales Bonner lo raggiunge nella P/E 2018 con la collezione BLUE DUETS. La linea prende spunto da due principali reference: James Baldwin, uno scrittore la cui opera letteraria è considerata un caposaldo nella lotta ai diritti civili per la comunità nera omosessuale, e all’archivio fotografico di stampo omoerotico di Carl Van Vechten. In questo caso l’indagine sulla sessualità maschile diventa molto più sottile, teorica e dichiarata; le creazioni che sfilano in passerella sono, infatti, estremamente semplici, lineari, quasi sartoriali, come a rivendicare con fermezza il proprio posizionamento.
Carl Van Vechten, Male Nude, Via Wikipedia, file by: G.dallorto Wales Bonner, BLUE DUETS, via walesbonner.net
Queste sono solo alcune delle tematiche affrontate nei primi anni di produzione artistica di Wales Bonner, sempre interpretate in maniera seria e approfondita, e mai letterale.
Un approccio che ha incantato non solo il grande pubblico, ma anche il mondo della moda. Oltre al già citato L’Oréal Professional Talent Award, Wales Bonner è stata insignita di numerosi premi:
- 2015 – Emerging Designer of the Year presso il British Fashion Award,
- 2016 – LVMH Award
- 2016 – Breakthrough Designer presso l’Harpers Bazaar Women of the Year.
- 2017 – Breakthrough Designer of the Year di GQ.
- 2018 – British Land London Emerging Medal
- 2019 – BFC/Vogue Designer Fashion Fund
Non solo: Nel 2019 Wales Bonner è anche protagonista nella cruise 2020 di Christian Dior, durante la quale le viene chiesto da Maria Grazia Chiuri di reinterpretare il New Look, l’iconica silhouette Dior.
New Look Christian Dior, anni ’50 Wales Bonner New Look, cruise collection 2020
Wales Bonner sta riscuotendo tutto questo successo perché è interpretazione della sua epoca, un’epoca che viene approfondita attraverso lo studio di mondi antichi, di culture lontane e attraverso una grande e consistente consapevolezza.
Wales Bonner è simbolo di una moda che mantiene la sua intelligibilità e il suo carattere introverso, senza adottare un atteggiamento di superiorità ma attraverso l’approfondimento culturale. Ogni collezione ha tanti riferimenti e tante zone d’ombra che vanno interpretate e percepite un po’ come in un’opera d’arte contemporanea.