RÊVE: un nuovo orizzonte per lo swimwear sostenibile

Un inno all’Italia, un’ode alla sostenibilità
Era il maggio 2017.
Mi trovavo su una spiaggia a Positano, la mattina molto presto. Quando visito un posto nuovo faccio sempre la stessa cosa. Mi sveglio all’alba, cerco il primo bar aperto per fare una colazione rapida e passeggio nei luoghi nei quali sono stato il giorno prima, quando tutto è ancora sopito, prima che lo spettacolo di un nuovo giorno cominci. È sensazionale vedere come, al sorgere del sole, certi posti vivano di una vibrante energia, come quella che si percepisce dietro le quinte di uno spettacolo teatrale, prima che le luci in sala si spengano e si apra il sipario verso una storia che tutti gli spettatori sono ansiosi di conoscere.
Quella mattina a Positano, però, ho percepito qualcosa in più: un’autenticità nuova, inspiegabile che andava ben oltre la bellezza mozzafiato di quella perla della costiera amalfitana. Era una sensazione che si percepiva sottopelle, indissolubilmente legata a quella terra, che aveva quasi le sembianze di un sogno. Esatto, un sogno.
Dopo questo «attimo immenso» quasi nietschano, fui nuovamente risucchiato, una volta tornato a Milano, nel vortice della produttività e le belle sensazioni di quella mattina di maggio impallidirono, fino quasi a scomparire.
Poi, qualche settimana fa, mi imbattei in un video: una ragazza, illuminata dalla luce flebile di un sole pre-estivo e vestita con un costume che ricordava le maioliche di Vietri, contemplava il mare, le onde, il vento. Si trovava sulla stessa spiaggia in cui ero io quella volta e quella sensazione traboccò nuovamente in me.
Quello era il video di campagna della prima collezione di un brand start-up che si sta sempre più inserendo nel panorama del resortswear italiano.
È con estremo piacere che vi presento Rêve.
Rêve è stato lanciato molto di recente, nel marzo 2020 da Francesca Cretella, giovanissima imprenditrice e designer che, con tanto impegno, è riuscita a mettere in piedi un marchio dedicato a tutte le donne, con una forte anima positanese e con una core-business rivolto al rispetto dell’ambiente, attraverso l’utilizzo di materiali sostenibili.
Noi di Wordrobe abbiamo deciso di intervistarla.

Ciao Francesca
Ciao Wordrobe!
Iniziamo! Come è nato Rêve, Cos’è Rêve per te?
Rêve è nato perché ho sempre voluto fare qualcosa di mio. Sono nata a New York, da padre napoletano e madre newyorkese doc. e ho vissuto la mia vita tra gli Stati Uniti d’inverno e la costiera amalfitana, Positano, d’estate. Da piccola non vedevo l’ora, ogni estate di prendere quell’aereo che mi avrebbe portato verso quel mondo magico, vibrante, vivo, vero. Ogni anno era un sogno, una sensazione speciale. Attraverso Rêve ho voluto esprimere questo sogno, questa magia, questa sensazione. Il rumore delle onde, il pescatore sulla spiaggia alle 5.00 del mattino, l’amore tangibile dei positanesi per quella terra che è tanto bella, quanto autentica. Negli ultimi anni, inoltre, ho approfondito molto il tema dell’environment-conciousness: ho preso quindi la decisione di celebrare questo mondo, così importante per me, attraverso un brand che racchiudesse tutti questi valori. Questo è Rêve per me.

Quando hai compreso che era proprio questa, è la strada che volevi percorrere ‘’da grande’’?
Io ho sempre saputo che avrei dovuto fare qualcosa di mio. Ogni laurea, ogni stage, ogni esperienza lavorativa (tra le quali spicca Versace ndr) era un passo verso qualcosa che volevo realizzare da sola. Non sapevo bene cosa, finché un giorno, un anno e mezzo fa, a Milano, mentre cercavo un nuovo costume da bagno tra quei brand sostenibili che rispecchiavano i miei valori, mi sono resa conto che, purtroppo, la maggior parte di essi mancava di estetica e di design. Quindi ho pensato che questo potesse essere un ottimo punto di partenza: rendere cool la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente e per il mare.
Quali sono le ispirazioni per Rêve?
le ispirazioni più immediate, che possono vedere tutti sono le maioliche, ovvero le mattonelle di Vietri. Sono sempre rimasta incantata dalla creatività, dall’estro e dalla perizia di questi artisti, perché di artisti si tratta, che sono in grado di creare continuativamente dei capolavori sulla ceramica. Ma Rêve è molto di più: rappresenta la costiera amalfitana vera, non quella turistica e patinata che si vede su Instagram: è una realtà autentica, fatta di lavoro, di profumo di salsedine, di anima campana. Il brand è anche ispirato ad alcune figure femminili che ho sempre ammirato, come Sophia Loren e Brigitte Bardot o da alcuni film, come Il Postino, che trasmettono quella sensazione di Italia quasi dimenticata, ma ancora molto presente nella mia Positano. La cosa più importante, però, è l’idea che il rifiuto diventi lusso e che la moda e la sostenibilità vadano di pari passo. Non c’è nessun motivo per cui non si possano avere entrambi gli aspetti in un capo. Non ho mai voluto solo vendere un prodotto, ma soprattutto trasmettere un messaggio positivo. Quindi cerco di essere il più sostenibile possibile: tutti i materiali utilizzati sono riciclati. Il tessuto dei costumi è composto per il 78% da rifiuti plastici trovati nell’oceano, che vengono rigenerati e riconvertiti in filo di nylon. E la cosa interessante è che sono tessuti di altissima qualità: durevoli, resitenti al sale, al cloro e alle creme; sono comodi e morbidi e si adattano a qualsiasi tipologia di corpo. È chiaro, poi, che per essere sostenibili non ci si può fermare qua. Io e i miei produttori abbiamo deciso di stampare l’etichetta per evitare sprechi di stoffa e, relativamente al cartellino, abbiamo optato per una soluzione che prevedesse l’utilizzo di carta riciclata sia per il tag, sia per il filo.

Perché Rêve? Cosa significa?
Significa “sogno” in francese, ed è una bellissima parola! (ride ndr.) Mi sono sempre piaciute le parole semplici con un bel suono in ogni lingua. Poi apprezzo il significato, è un termine che trasmette positività e mi ha subito comunicato una bella sensazione. Appena l’ho pronunciato ho cominciato a ripeterlo, suonava bene e ho deciso che volevo che il mio brand avesse quel nome. Poi ho vissuto 5 anni a Parigi e sono molto legata anche a quel mondo. Certo, l’ispirazione principale è la costiera amalfitana e l’Italia, ma non può fermarsi qui. C’è molto, davvero molto da raccontare.
Sophia Loren nel 1955 UTRECHT 2019

Siamo millennials, siamo figli della globalizzazione e di un mondo interconnesso, ti senti di avere un ruolo come persona a capo di un brand che può influenzare altre persone?
Mi sento foriera di un messaggio. Secondo me qualsiasi brand ha una responsabilità. Chiunque crei una strategia di comunicazione e di marketing ha una responsabilità: non vendi solo un prodotto, vendi un’immagine, quando scegli una modella, quando scegli i collaboratori, quando scegli i tessuti, ogni aspetto del brand significa qualcosa e devi pensare a come possa influire sulle persone. Io sento molto la responsabilità di includere tutte le tipologie di donne e non cadere solo in un canone estetico che non condivido. Le donne sono donne indipendentemente dall’etnia o dalla forma. Questa è la più grande responsabilità che mi sento di avere e che sarebbe opportuno avessero tutti i brand.
L’hashtag #rêvegirls spopola sui tuoi canali. A che donna parli? Chi è la reve girl?
La donna Rêve è qualsiasi donna che ama sé stessa o che vuole imparare ad amare sé stessa, indipendentemente dalla forma fisica. Attenzione, Rêve è un brand di swimwear e di per sé stessi, i costumi da bagno provocano un po’ di timore. Per questo il messaggio che io voglio trasmettere è: fregatene! Dobbiamo smettere di pensare le particolarità fisiche come “difetti”, è un modello vecchio, non più sostenibile. Tutte le donne sono sexy, se imparano ad amarsi.
#rêvegirls è un posto in cui tutte le donne, di tutte le forme possono sentirsi valorizzate.

Come è nata la prima collezione? Mentre la disegnavi, a chi pensavi?
È tutto nato con un moodboard. Ho fatto un collage di un miliardo di foto che ho raccolto negli anni, via Instagram, via Pinterest, via Google, vecchie foto mie a Positano… Poi ho guardato i capi che mettevano Sophia Loren, o le donne negli anni Cinquanta e Sessanta, e ho cercato di renderli più moderni. Mentre disegnavo la collezione pensavo alle mie amiche: ragazze normali di ogni forma e colore. Ho pensato a un capo che potesse valorizzarle e farle sentire sexy. Quindi ho creato i campioni e li ho provati subito su di loro. E, lasciamelo dire, vedere che le mie amiche si sentivano belle quando li mettevano è stata una grandissima emozione.
Secondo te, essere una giovane donna che decide di aprire un business, è un valore aggiunto?
Sono molto fortunata perché sono circondata da persone che non mi hanno mai fatto sentire in difetto, ma mi hanno sempre supportata. Sicuramente penso che ci sia uno stigma in generale verso le donne intraprendenti, proprio perché è facile sentire frasi come: «non sei come tutte le donne!», oppure: «strano per una donna avviare un business!». Ecco, questi, secondo me, sono commenti figli di una mentalità sbagliata e un po’ retrograda. Sono fiera di essere una donna intraprendente. l’unico vero limite ai nostri progetti sono le nostre insicurezze, le nostre paure: paura di quello che dice la gente, paura di rendersi ridicoli, paura di fallire. Però bisogna provare. I nostri sogni lo meritano.
Una riflessione: proprio nel momento del lancio è scoppiata una pandemia, che ti ha molto limitato in termini di investimenti e di entrate. Nonostante questo hai deciso di donare all’Ospedale Cotugno di Napoli il 25% di ogni ordine che, per una start-up come la tua, è davvero significativo.
Tutti hanno avuto difficoltà lavorative: non è stato un periodo facile per nessuno. Io come tutti, ho messo al primo posto la salute. Io, certamente, ero in un momento di lancio, molto cruciale, nel quale stavo ricevendo diverse richieste da parte di retailer e negozi, attività che ora non apriranno più o che sono in grave crisi. Quindi è chiaro che economicamente abbiano influito in mniera negativa sul business.
Ad ogni modo torniamo al discorso di prima. Ho una responsabilità. Rêve ha una responsabilità, e come tale è importante aiutare in qualche modo. Non bisogna pensare solo al benessere individuale, ma collettivo. Io, da napoletana, ho sentito il dovere di contribuire, dando un messaggio di solidarietà: stiamo per entrare in una fase di profonda crisi economica. È importante sostenerci tutti, aiutarci a vicenda.
Cosa significa per te il mare?
Il mare è il regalo più bello che ci ha dato il mondo. È qualcosa che ci ha donato così tanto e noi dobbiamo averne cura. Bisogna restituire al mare quello che il mare ha dato a noi.
Cosa significa per te la costiera amalifitana?
(sorride ndr.) la costiera amalfitana è indescrivibile, davvero. Per me è il paradiso, è un sogno, è la mia casa, la mia infanzia, la mia famiglia. Non è solo bellissima, ma è piena. Piena di persone bellissime, di storie bellissime, di ricordi. È il posto al quale appartiene il mio cuore.
Progetti futuri? Si parlerà sempre di costiera amalfitana?
Innanzitutto vorrei aggiungere altri prodotti. Non solo costumi, ma resortswear completo: parei, copricostumi accessori e altro. Per quanto riguarda la dialettica delle collezioni… chissà! Il brand è ispirato alla Costiera, quindi per ora tale rimarrà. Però ritengo che lo studio e l’approfondimento siano importanti ed essenziali per evolvere. In questo periodo sto approfondendo molto il colore, e alcuni movimenti, come l’arte naïf. Vedremo!

Era il maggio 2017. Mi trovavo su una spiaggia a Positano, la mattina presto. Non avrei mai creduto che quella bellezza, quella grande bellezza, potesse essere trasferita in un marchio.
Un marchio in grado di rispettare la natura tanto da entrare in contatto con il mare, solo dopo averlo pulito, solo dopo averlo salvato.
E il meglio, ci dice Francesca, deve ancora venire!
Stay tuned!
Per maggior informazioni: revecollections.com/